by Sabrina Ciofi
Ieri, da Firenze, Roma, Torino e Milano, abbiamo contribuito a creare nel mondo l’idea di moda costruendone l’immaginario a suon di stilisti, icone, artigiani, industrie e made in Italy. Oggi, abbiamo difficoltà a gestirne il cambiamento, il peso del suo impatto sociale, le conseguenze sul sistema industriale e sul mercato. A circa venti anni dalla rivoluzione tecnologica, nutriti da immagini e sempre meno da parole, la nostra dialettica non procede più in maniera lineare. È esplosa, si muove per link, viaggia veloce, contemporaneamente su differenti livelli e non necessariamente vuole arrivare a una conclusione.
Ci esprimiamo producendo immagini e acquistando. Siamo passati dal “mi piace, lo voglio” al “click, aggiunto al carrello”. La moda sta cambiando, la moda è cambiata e facciamo fatica a ricollocarla nel quotidiano. Lo stilista genio e sregolatezza è un personaggio caricaturale anacronistico; eccesso, estremismo e lusso hanno assunto significati altri. Come for Breakfast, Co-Te, Ilaria Nistri, Gianni Serra, 10A Suspender Trousers Company, Fabio Quaranta, Sara Lanzi, Andrea Incontri, Albino, Marco De Vincenzo sono gli interpreti della moda italiana di oggi che emerge con fatica dal peso della cultura e della tradizione.
PIZZA, HUNTER, unFLOP, apartamento, GREY, sono la voce del ricambio generazionale, dell’evoluzione dell’idea di made in Italy e della nuova estetica italiana. Li accomuna il fatto di essere progetti editoriali indipendenti su carta stampata, di essere internazionali e di avere una rete di collaboratori spesso condivisa che si destreggia tra le differenti linee editoriali per esprimere le molte sfaccettature del quotidiano e della propria creatività. Enrica Morini, Maria Luisa Frisa, Angelo Flaccavento, sono persone che a differenti livelli, con differenti professionalità, azioni e strumenti, cercano di dialogare con il sistema della moda italiana, le sue istituzioni sociali ed economiche, i suoi personaggi, luoghi e mezzi istituzionali nell’intento di riconoscerne e storicizzarne il passato per liberare il presente, rendendo così possibile l’espressione dei molteplici punti di vista che alimentano questo nostro periodo storico. La moda in Italia fa fatica a progredire perché gli attori alle leve del potere non sono intellettualmente e culturalmente in grado di riconoscere, accogliere e supportare il nuovo che avanza, oppure, riconoscendolo preferiscono tenerlo sommerso per non perdere i privilegi acquisiti grazie alla loro posizione nel sistema. La moda italiana e Milano raccontano con precisione e chiarezza l’inadeguatezza di un popolo e di un paese ad adattarsi al molteplice e al diverso.